Le spontanee dichiarazione di Zoccola che contesta anche l’ammontare di 43 milioni di euro di appalti comunali

È uscito alle 14 in punto dalla porta della palazzina D della Cittadella Giudiziaria. Ha preso il suo scooter è andato via, chiudendo così una delle giornate cruciali del processo che lo vede imputato. E che nell’udienza di ieri l’ha visto principale protagonista: Fiorenzo “Vittorio” Zoccola ha rotto il silenzio e ha reso dichiarazioni spontanee davanti ai giudici del tribunale di Salerno, chiarendo il suo punto di vista su alcuni aspetti dell’inchiesta sui presunti affari fra il “cartello” delle cooperative sociali a lui riconducibili e il Comune di Salerno per gli affidamenti “sospetti” dei servizi di manutenzione del verde pubblico nel capoluogo.
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Un dibattimento arrivato ormai alle sue fasi finali, tant’è che già in queste ore era attesa la sentenza sul procedimento che vede imputati l’imprenditore salernitano e il consigliere regionale di Campania Libera – all’epoca dei fatti assessore comunale alle Politiche Sociali – Nino Savastano, accusati di corruzione elettorale e di turbativa della scelta del contraente per un appalto della manutenzione del verde pubblico. Ma, invece, ci sarà un altro round: il 15 dicembre ci saranno ulteriori repliche da parte dei pm titolari del fascicolo, Elena Cosentino e Guglielmo Valenti, prima della camera di consiglio e della sentenza. Nella requisitoria dello scorso novembre, i rappresentanti dell’accusa avevano chiesto 4 anni e 8 mesi di condanna per Zoccola, 4 anni e un mese per il politico salernitano.
Zoccola parla. Il clou dell’udienza di ieri, dunque, è arrivato nel finale. Il presunto ras delle coop sociali, al termine delle discussioni delle difese, ha chiesto di rendere dichiarazioni spontanee. Nel suo breve intervento, in particolare, Zoccola ha messo nel mirino le contestazioni sollevate dai periti della Procura: il tecnico incaricato, il commercialista Salvatore Carli, ha valuto in 43 milioni di euro l’ammontare degli affidamenti diretti e delle proroghe concesse dal Comune al sistema delle cooperative salernitane – in gran parte ritenute illegittime, tanto da portare ad approfondimenti anche da parte dell’Anac – che avrebbero avuto in Zoccola il punto di riferimento. “Ho molti dubbi: non c’è mai stato alcun vestito su misura da parte del Comune come sottolineano i periti”. L’imprenditore, poi, ha evidenziato anche la “perdita di valore” subita dalle sociali dopo l’esplosione dell’inchiesta: “Prima del processo le mie coop fatturavano tre milioni di euro all’anno, ora zero”.
Le arringhe difensive. L’udienza di ieri si è aperta con il completamento della discussione delle difese. Dopo l’arringa dello scorso gennaio dell’avvocato Agostino De Caro, è toccato all’altro difensore di Savastano, Giovanni Annunziata, completare l’opera: il legale ha chiesto l’assoluzione per il politico, sottolineando l’assenza di condotta fraudolenta da parte del suo assistito, ricordando l’inutilizzabilità di molte delle intercettazioni su cui è basata l’inchiesta e che, nell’ottobre del 2021, portò agli arresti domiciliari i due imputati.
“Le azioni di Savastano non sono riconducibili a condotte di corruzione. Non c’è alcun accordo ma soltanto firme da parte sua su delibere di giunta proposte dal sindaco e deliberate anche da altri assessori. Perché risponde soltanto Savastano di queste accuse?”, l’interrogativo dell’avvocato Annunziata. Allo stesso modo, le ricostruzioni della Procura sono state contestate dai difensori di Zoccola, gli avvocati Giuseppe Della Monica e Gaetano Manzi. Adesso si attendono le ulteriori repliche da parte dei pm nell’udienza del prossimo 15 dicembre prima della camera di consiglio e della sentenza che scriverà una delle prime decisioni del tribunale sull’inchiesta coop.



