I carabinieri gli chiesero informazioni sull’omicidio Pittoni. Ecco le novità emerse dall’inchiesta sull’omicidio del sindaco pescatore
Un nuovo stralcio d’indagine, tante persone – alcune mai sentite nel corso degli ultimi quindici anni – ascoltate negli ultimi mesi e nuove rivelazioni.
È quanto emerge dalle motivazioni dei giudici del tribunale del Riesame di Salerno (presidente Gaetano Sgroia) con cui, lo scorso 23 maggio – in seguito all’annullamento dei provvedimenti con rinvio per una nuova decisione al tribunale della libertà da parte della Cassazione – sono state cancellate le misure cautelari nei confronti del colonnello dell’Arma Fabio Cagnazzo, dell’ex brigadiere Lazzaro Cioffi e dell’imprenditore scafatese Giuseppe Cipriano, i principali indagati nell’inchiesta della Procura di Salerno sull’omicidio di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” di Pollica assassinato nel settembre del 2010 e la cui morte resta avvolta nel mistero ormai da 15 anni.
Il nuovo stralcio e le indagini in corso. Gli approfondimenti del pool di magistrati coordinati dal procuratore Giuseppe Borrelli sono ancora in corso. L’ipotesi era emersa già negli scorsi mesi, quando si era fatto largo lo scenario dell’apertura di un ulteriore fascicolo d’indagine per approfondire le questioni dei traffici di stupefacenti che si verificavano ad Acciaroli all’epoca dei fatti e che, secondo l’ultima ricostruzione della Procura, sarebbero stati la causa dell’omicidio Vassallo, che aveva scoperto questi affari ed era pronto a denunciarli.
Nelle motivazioni del Riesame, emerge chiaramente la presenza di un altro fascicolo, datato 2025: il segno più lampante delle ulteriori verifiche della Procura di Salerno che, in ogni caso, emergono anche in tanti altri passaggi dei motivi del tribunale della libertà. Il lavoro del pool di pm non si è mai fermato. Ed è andato avanti in maniera intensa: da marzo in poi, dopo l’avviso di conclusione delle indagini alle otto persone finite nel mirino (il prossimo 16 settembre si discuterà la richiesta di rinvio a giudizio), sono state interrogate o ascoltate a sommarie informazioni diversi soggetti.
Qualcuno è stato ascoltato per la prima volta: fra i tanti, spicca un collaboratore di giustizia siciliano che aveva avuto modo di entrare in contatto con alcuni dei “personaggi chiave” negli approfondimenti della Procura, come Eugenio D’Atri. Quest’ultimo – ex compagno di cella di Romolo Ridosso, lo scafatese anche lui indagato per il delitto e “grande accusatore” – ha confermato tutte le dichiarazioni riferite agli inquirenti nel 2022 che per i pm erano alla base dell’attendibilità delle dichiarazioni proprio di Ridosso.
«Mi sono offerto di sparare a Vassallo». Per la prima volta, però, nelle motivazioni del Riesame emergono le dichiarazioni rese proprio da Romolo Ridosso: al momento dell’arresto dello scorso anno, l’ex collaboratore di giustizia scafatese si sottopose a un interrogatorio fiume, andato avanti per due giorni, da cui emersero elementi da approfondire (e che, con buona probabilità, hanno portato all’apertura dell’ulteriore fascicolo d’indagine).
In particolare, nei motivi vengono riportati ampi stralci di un ulteriore interrogatorio di Ridosso, reso tra il 24 e il 25 marzo. Verbale che inevitabilmente, visto l’approfondimento investigativo ancora in corso, è ricco di “omissis”. Ma ci sono alcuni dettagli inediti. Che colpiscono: Ridosso, infatti, ha riferito che si sarebbe offerto di sparare a Vassallo. Nei primi mesi del 2010, infatti, lo scafatese sarebbe stato contattato dall’imprenditore Cipriano che gli chiese di rintracciare una persona (già deceduta all’epoca dei fatti) «perché doveva fare un servizio per lui, cioè sparare nelle gambe al sindaco di Acciaroli che stava dando fastidio sul rilascio di licenze che a Cipriano servivano per aprire un’attività di bar/tabacchi e per la vendita del “cono pizza”».
La richiesta, però, cadde nel vuoto sul nascere: Ridosso – così come riporta lo stralcio dell’interrogatorio pubblicato nelle motivazioni del Riesame – riferì da subito del decesso della persona ricercata. L’ex collaboratore di giustizia scafatese, però, nelle sue dichiarazioni ha aggiunto ulteriori dettagli su questa vicenda: «Io mi sono offerto di compiere l’azione delittuosa nei confronti del sindaco Vassallo dietro il corrispettivo di 100mila euro. Cipriano fece una faccia brutta e io gli dissi che ero disponibile anche per 50mila euro a sparare nelle gambe al sindaco», la rivelazione choc e finora mai emersa in questi quindici anni d’inchiesta.
Le motivazioni del Riesame. I giudici, preso atto della precedente decisione della Cassazione, hanno deciso di cancellare la misura cautelare per le accuse relative all’omicidio Vassallo nei confronti di Cipriano (difeso dall’avvocato Giovanni Annunziata), Cioffi (assistito dall’avvocato Giuseppe Stellato) e Cagnazzo (difeso dal professore Agostino De Caro e da Ilaria Criscuolo) pur in presenza «di gravi indizi di colpevolezza». Già lo scorso maggio, il pubblico ministero – dopo la sentenza d’annullamento della Cassazione e gli ulteriori accertamenti investigativi effettuati – aveva chiesto al gip la revoca della misura cautelare nei confronti di Cagnazzo e Cipriano, evidenziando che erano venute meno le esigenze poste a base della misura, essendo stata avviata l’azione penale, la sostanziale incensuratezza di Cagnazzo e Cipriano e, soprattutto, il tempo trascorso dall’omicidio del sindaco.
Valutazioni che sono state condivise dal giudice e che, dunque, hanno “rafforzato” le precedenti considerazioni della Suprema Corte, portando così all’annullamento delle misure cautelari.
