Le motivazioni con le quali la Cassazione ha chiesto una nuovo giudizio del tribunale del Riesame sulla misura cautelare per il colonnello Fabio Cagnazzo, il brigadiere Lazzaro Cioffi e l’imprenditore scafatese Giuseppe Cipriano
Omicidio Vassallo, mancano i riscontri e in più ci sono dubbi sulla credibilità di Romolo Ridosso, il grande accusatore degli altri tre indagati.
Con queste motivazioni, come racconto La Città in edicola, la Cassazione ha disposto il rinvio ad una nuova valutazione del Tribunale del Riesame il 55enne colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, il 63enne brigadiere dell’Arma Lazzaro Cioffi, entrambi detenuti al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, e il 56enne imprenditore scafatese Giuseppe Cipriano, “detto Peppe Odeon”, ristretto nel penitenziario di Reggio Calabria.
Nella prospettazione di alcuni difensore e non considerata peregrina e da rivalutare dalla Suprema Corte, aleggia l’idea che Ridosso possa aver reso le dichiarazione accusatorio per lucrare i vantaggi penitenziari previsti per i collaboratori di giustizia. In più dichiarazioni rese per allontanare da sé l’attenzione degli inquirenti, quindi, come ha avanzato qualche legale una sorta di depistaggio.
DOPO 15 ANNI ANCORA TANTI DUBBI
Una vicenda che dopo 15 anni da quei nove colpi di pistola che la sera del 5 settembre 2010 uccisero il “sindaco pescatore” di Pollica torna davanti al tribunale del Riesame.
LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE
Per la Cassazione il tribunale del Riesame non si è avveduto dell’evidente «interferenza fattuale e logica tra componenti del racconto destinate fatalmente ad integrarsi, né indica in modo convincente le ragioni per cui Romolo Ridosso, di cui pure ritiene ampiamente provato l’ostinato mendacio sulla sua personale partecipazione al fatto omicidiario, sia invece da considerare credibile, e sia anzi dotato dell’elevato livello di affidabilità richiesto ai chiamanti in reità, quando, dopo anni di reticenza, riferisce per la prima volta le informazioni da lui possedute in merito all’omicidio del sindaco Vassallo, cui in tesi sarebbe rimasto del tutto estraneo, se non per avere partecipato a un sopralluogo, organizzato da Cipriano a sua sedicente insaputa ed al solo fine di “incastrarlo”».
E poi aggiunge: «Se la spiegazione del mendacio fosse la volontà di lucrare i benefici penitenziari – da parte di Ridosso, ndr -, sino a quel momento non ottenuti, mantenendosi al riparo da una diretta incriminazione, questo elemento non deporrebbe affatto, sul piano logico e razionale, a favore della credibilità complessiva del dichiarante. Le motivazioni meramente utilitaristiche di una chiamata in reità, e l’intento di conseguire suo tramite vantaggi di vario genere, inquinano infatti la genuinità della fonte e rendono arduo sceverare, in seno ad un narrato giudicato solo parzialmente attendibile, i contenuti affidabili da quelli spuri o falsati. Né la credibilità di Romolo Ridosso può dirsi rivalutata o rafforzata, di per sé, alla luce delle dichiarazioni» da parte di un compagno di cella.
Per quanto riguarda Cioffi, la Cassazione sottolinea che «l’unico vero elemento esterno di riscontro – sottolineano gli Ermellini, ndr -, pregnante e individualizzante, al propalato accusatorio di Romolo Ridosso a carico di Cioffi è l’avvenuto riconoscimento del medesimo, ad opera di – un parente di Vassallo, ndr – quale occupante dell’autovettura Audi che avrebbe operato, a fine agosto 2010, la descritta ricognizione dei luoghi, prodromica alla consumazione dell’omicidio. Si tratta, tuttavia, di un riconoscimento avvenuto quasi nove anni dopo il delitto, in base alla iniziale suggestione di una trasmissione televisiva, e che, sino alla successiva individuazione fotografica, si presentava come insicuro».
ACCOLTI I RICORSI
Accolti i ricorsi degli avvocati Ilaria Criscuolo, Francesco Liguori, Giuseppe Stellato e Giovanni Annunziata, erano tutti incentrati principalmente sulla presunta carenza di gravi indizi a sostegno del Gip del Tribunale di Salerno, sulla base delle indagini della Dda Salernitana e dei Ros dei carabinieri.
Ridosso sarebbe stato dichiarato non attendibile per mancanza dei riscontri in un precedente procedimento sull’omicidio Vassallo, tanto da fargli revocare il programma di protezione.
GLI AVVOCATI DIFENSORI
L’avvocato Giovanni Annunziata, difensore di Cipriano ha commentato: «Siamo soddisfatti dell’importantissimo risultato ottenuto in Cassazione. La motivazione recepisce in toto le argomentazioni difensive, ribaltando il quadro indiziario ed evidenziando lacune nella ricostruzione prospettata dalla Procura che, per vero, la difesa – fin dalla prime battute del procedimento – aveva già evidenziato. Rimaniamo fermamente convinti della estraneità ai fatti dell’imprenditore Giuseppe Cipriano, il quale – tuttavia ed allo stato – ha già patito 5 mesi di custodia cautelare in carcere, in regime di alta sorveglianza presso la casa circondariale di Reggio Calabria. Nondimeno, questa vicenda, riattualizza una ormai vecchia polemica sull’utilizzo della custodia cautelare in carcere prima della celebrazione dei processi».
«La Cassazione ha accolto integralmente il nostro ricorso, prendendo atto anche dell’incongruenze che il procedimento presenta – ha affermato l’avvocato Giuseppe Stellato -. Un viatico per ricostruire i fatti. In questa indagine la prova è stata un po’ troppo rincorsa».
