Scafati/Vesuviani, clan Federico-Di Paolo, chiesti 323 anni di reclusione per 23 indagati

Estorsioni, armi e sostanze stupefacenti

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“Fondato” nel 2021, dopo quattro anni rischia di vedere arrivare già le condanne in primo grado. È la parabola del clan Federico – Di Paolo, con epicentro Scafati, ma con propaggine nella zona boschese e anche in quella stabiese.

LE RICHIESTE DI CONDANNA
La Dda di Salerno chiude il cerchio investigativo e chiede 323 anni per 23 indagati del clan Federico-Di Paolo operante a Scafati e nei comuni vesuviani. Si tratta degli imputati che hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato.
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Per il 50enne “Dariuccio” Federico, di Boscoreale, anche se di diceva di Pompei e operava a Scafati, punto di riferimento dell’organizzazione, sono stati chiesti 20 anni di reclusione. Lo stesso Corrado Grimaudo, Salvatore Di Paolo, Antonio e Raffaele Forte, Renato Sicignano, Immacolata Orlando e Marius Adrianu Ciortianu. Quindi 18 anni per Raffaele Nappo, Alex Marigliano (di Pagani), Francesco D’Antuono e Giovanni De Angelis. E ancora: 16 anni chiesti per Vincenzo Orlando, Daniel Grimaudo, Alfredo Faiella e Michelangelo Aquino. Mentre 14 anni è l’istanza presentata per Guglielmo Vaccaro, 8 anni per Domenico Tamarisco alias Nardiello, 7 anni per il neo collaboratore di giustizia Giuseppe Di Dato, 6 anni per Giuseppe Paduano, 5 anni per Marco Schettino, 4 per Matteo Marigliano (Pagani) e 3 per Gianluca Tortora.

L’INCHIESTA
L’indagine, lo scorso anno, portò la Dda di Salerno a scoprire un’associazione per delinquere di tipo camorristico, autodefinito “famiglia”, per via dei vincoli di parentela che legano i principali imputati e al cui vertice viene collocato Dario Federico di Boscoreale. Quest’ultimo, come spiegò il gip nell’ordinanza d’arresto, “già condannato quale capo e promotore di una associazione per delinquere di stampo mafioso nel 2007″ avrebbe spostato i suoi interessi criminali dalla storica allocazione a Pompei e Boscoreale, assumendo il controllo criminale del territorio di Scafati”.
Il blitz nel febbraio dello scorso anno a capo di un’attività congiunta tra i carabinieri e Guardia di Finanza.

I GRUPPO
Il 50enne di Boscoreale Dario Federico (arrestato successivamente, dopo un periodo di latitanza) avrebbe assunto il controllo criminale del territorio di Scafati approfittando del vuoto lasciato dai Loreto/Ridosso e Matrone/Buonocore” scrive la Dda nella richiesta di processo con giudizio immediato per tutti gli imputati.

Federico si sarebbe servito della fattiva collaborazione del 47enne scafatese Salvatore Di Paolo anche lui noto alle aule di Tribunali e alle forze dell’ordine. Il gruppo poteva disporre delle armi da fuoco che sarebbero state approvvigionate da Domenico Tamarisco del clan “Nardiello” di Torre Annunziata e gestiva le piazze di spaccio di Scafati e zone limitrofe, controllando quelle di larga zona del comune dell’Agro nocerino fino ad arrivare a Boscoreale e Pompei, dedicandosi anche ad attività estorsive sullo stesso territorio e nelle zone confinanti.
L’ARRIVO A SCAFATI
Secondo la ricostruzione accusatoria da parte della procura Antimafia salernitana il gruppo, “si era trasferito a Scafati a seguito di un altro vuoto di potere correlato all’arresto eseguito nel dicembre del 2021 di esponenti della cosca collegata dei Matrone , acquisendo una supremazia sugli altri sodalizi criminali operanti sullo stesso territorio, tanto da essere chiamato ad intervenire per regolare le competenze territoriali camorristiche e dirimere gli “sgarri” attuati da altri cartelli malavitosi che avessero sconfinato dai territori di insediamento”.

A loro viene contestata anche un’estorsione (eclatante nei modi) a Marina di Stabia contro un imprenditore del porto turistico di Castellammare. Dopo le discussioni del folto collegio difensivo ci sarà sentenza di primo grado per chi ha scelto il rito alternativo davanti al giudice per le udienze preliminari Giuseppe Rossi del Tribunale di Salerno.

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