L’inchiesta che ha portato ai domiciliari l’ex presidente della provincia di Salerno: Sguecco lo voleva punire in modo eclatante per l’abbattimento del lido Kennedy a Paestum
Emergono ulteriori particolari nell’ambito dell’indagine della Dda e della Dia sul voto di scambio che vede coinvolti l’imprenditore legato al clan Marandino Roberto Sguecco, l’ex sindaco (e presidente della provincia) Franco Alfieri e la moglie di Sguecco, Stefania Nobili che per suggellare l’accordo con Alfieri si era candidata consigliere comunale con lui.
Il prezzo dell’accordo sarebbe stato salvare il lido Kennedy di interesse di Sguecco. L’abbattimento del lido, alcuni anni dopo, al quale fu costretto il Comune di Capaccio Paestum, in quanto in parte danneggiato dal maltempo, avrebbe rotto il patto elettorale politico mafioso tra Alfieri e l’imprenditore.
L’IRA DI SGUECCO
Sguecco era su tutte le furie per l’abbattimento del Lido Kennedy e avrebbe imputato ad Alfieri di aver rotto il patto che aveva stabilito con lui, alle elezioni (voti in cambio dell’interessamento per la struttura balneare). E così, si passò dalla famosa sfilata di ambulanze per festeggiare l’elezione della Nobili e di Alfieri, ad un’azione punitiva.
Sguecco, condannato in via definitiva per associazione per delinquere di tipo mafioso perché ritenuto esponente dell’ala imprenditoriale del clan Marandino operante in Capaccio Paestum, si sarebbe rivolto ad Antonio Cosentino, e ai due De Cesare, Domenico e il figlio Vincenzo), commissionando loro la punizione del sindaco Alfieri. E non solo.
DESTINATARI DELL’IRA NON SOLO IL SINDACO MA ALTRE DUE PERSONE
Il 50enne Sguecco avrebbe commissionato anche la ritorsione contro Antonio Rinaldi, comandante della polizia locale di Agropoli e già responsabile dell’ufficio Suap del Comune di Capaccio-Paestum (ritenuto responsabile della confisca del lido Kennedy), e l’imprenditore capaccese Leopoldo Marandino (omonimo del clan) che avrebbe, secondo il teorema di Sguecco, avuto mire sullo stabilimento.
GLI ATTENTATI MANCATI
Tutti propositi criminosi che non si sono concretizzate, a causa dei ripensamenti dei De Cesare e dei Cosentino, sia perché ci avrebbero guadagnato economicamente poco sia perché ritenevano che Sguecco fosse controllato dalla forze dell’ordine.
L’attentato al sindaco era stato studiato perfino nei minimi particolari con sopralluoghi e studio delle mappe. Prima si era pensato di picchiarlo, poi di «dargli una coltellata» e infine di mettere una “cipolla” nella sua auto, da piazzare nei pressi di casa del primo cittadino a Torchiara o anche presso un distributore di carburante.
