Una conferenza stampa sulla morte di Remato Castagno

Convocata allo studio dell’avvocato. In queste ore arrivano le parole del garante dei detenuti

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Convocata una conferenza stampa nello studio dell’avvocato Bianca De Concilio sul caso del Renato Castagno, il 37enne detenuto morto durante il trasferimento dal carcere di Fuorni al Ruggi di Salerno.

Sarà una conferenza stampa, domani allo studio dell’avvocato, alle 10.30, molto importante per illustrare le novità sul caso che sta facendo montare la protesta a Salerno con decine di video su Tik tok e altrettanti su altri social per chiedere giustizia per la morte di Renato Castagno, deceduto il 19 marzo scorso per motivi ancora da accertare. Video e foto che andate virali, in alcuni casi superando anche le duemila condivisioni, sono il segno di una diffusa commozione per la morte del 37enne.

Castagno, condannato per un reato grave quale l’associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti per il quale era stava espiando da oltre un triennio una pena a sei anni due mesi di reclusione, è la storia sanitaria e carceraria del detenuto.
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LE CONDIZIONI DI SALUTE
Castagno aveva subito già due ictus e aveva la pressione arteriosa molto alta tant’è che aveva fatto richiesta degli arresti domiciliari e il suo avvocato. Bianca De Concilio, aveva presentato una dettagliata richiesta affinché gli fossero stati concessi, visto che aveva trascorso oltre la metà del tempo di reclusione e in carcere non riusciva a seguire la terapia prescritta dal medico, tenendo presente anche che il detenuto era al suo primo reato e che in carcere aveva mantenuto una buona condotta.
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LA PROTESTA
Davanti al carcere di Salerno, venerdì sera, è andata in scena una protesta con la richiesta di giustizia per Renato, con decine partecipanti che indossavano una maglietta con una sua foto e con i detenuti che battevano vicino alle inferriate delle celle. Tre punti più controversi e la notizia del presunto arrivo in ritardo dell’ambulanza del 118, chiamata dopo che Castagno aveva accusato un malore. Un ritardo che sarebbe andato oltre i 45 minuti, ricostruzione smentita da ambienti sanitari.
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IL GARANTE DEI DETENUTI
«L’ambulanza è stata chiamata subito ed è arrivata in poco tempo, prima una senza medico e poi un’altra con un medico a bordo – ha affermato Samuele Ciambriello, garante per i detenuti in Campania e portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali -. Il medico gli ha prestato le prime cure e ha deciso il trasferimento in ospedale. Castagno è morto durante il trasporto al Ruggi».

Il garante ricorda che la magistratura è già a lavoro per ricostruire il tutto e verrà disposta l’autopsia. Andrà compresa anche perché, di fronte, alle lamentele dei continui mal di testa, il 37enne salernitano non sia stato trasferito prima al reparto detenuti del Ruggi, dove avrebbe potuto ricevere un’assistenza specialistica.

I TRAGICI NUMERI
«Il decesso di Castagno è il sesto per cause da accertare in Campania e se si aggiungono i due suicidi (a Poggioreale e alla Rems di San Nicola Baronia) nei primi tre mesi di quest’anno abbiamo raggiunto livelli molto alti. Si continua a morire in carcere e di carcere in Campania come in tutta Italia dove si contano 72 decessi, di cui 19 suicidi, 16 cause per da accertare e 37 per eventi cause naturali».

Ciambriello assieme e ad altri due garanti è stato recentemente ricevuto dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per sollevare ancora una volta la situazione delle carcere dove «si continua a morire per mano propria e per cause che spesso non si riusciranno mai accettare. E a morire sono sempre più giovani: la media dell’età è di 42 anni».

LE CONDIZIONI DEI DETENUTI
Il portavoce dei garanti sottolinea la mancanza di figure socio sanitario di supporto come psichiatri, psicologi, mediatori culturali, ma soprattutto la reclusione in cella per 20 ore al giorno: «Il sistema carcerario da una risposta solo con la chiusura in cella dei detenuti. Al ministro abbiamo detto che in Italia non abbiamo bisogno di non nuove carceri ma di carceri nuove, più inclusive, con più attività sociali e culturali, più laboratori anche per avviare al mondo del lavoro, invece la risposta è solo la restrizione. La politica deve intervenire sul carcere e il 31 marzo abbiamo organizzato una giornata sul sistema di reclusione, per costruire una progettualità diversa per i penitenziari».

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