Nascituro morto durante il parto, la procura vuole archiviare l’inchiesta, il gip dice no

Il caso tra Scafati e San Marzano Sul Sarno, quattro i medici del Ruggi indagati

amazon-kindler-unlimited
Il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Salerno dice no alla richiesta di archiviazione avanzata per quattro ginecologi dell’ospedale Ruggi e dispone a loro carico l’imputazione coatta di omicidio colposo del nascituro. I tragici fatti risalgono al 2022 e riguardano una famiglia originaria di San Marzano Sul Sarno, ma residente a Scafati che attendeva la nascita di un figlio, a distanza di sette anni dalla nascita della primogenita che era nata con disabilità neurologiche che l’hanno costrette alla sedie a rotelle.

LA RACCOMANDAZIONE
Il ginecologo che la seguiva durante la gestazione, anch’egli del Ruggi ma non tra gli indagati, responsabile delle gravidanze a rischio, si era raccomandato che la donna fosse sottoposta ad un cesareo. Raccomandazione che andava riferita ai medici del reparto qualora non fosse stato lui presente al momento dell’arrivo della donna in ospedale. Così avvenne: nell’agosto di tre anni fa, la partoriente accusò dei forti dolori addominali e contattò il suo ginecologo curante.
the-creator-amazon-prime
IL RICOVERO
Il medico le consigliò un’immediata visita al pronto soccorso del Ruggi e il marito della donna la accompagnò subito, riferendo ai sanitari della necessità del parto cesareo. I medici in servizio al reparto di Ginecologia ed Ostetricia decisero non effettuare l’operazione.

LA TRAGEDIA
Poche ore dopo, al papà fu comunicato che il bambino era nato morto e che la moglie era in terapia intensiva a causa di un’emorragia (reparto dove rimane per una quindicina di giorni).
Immediatamente, il papà presentò denuncia e la procura ordinò l’autopsia sul corpicino. Nel frattempo, il suo ginecologo, tornato in servizio, chiese una relazione ai medici che avevano seguito la partoriente nella quale i quattro sanitari si difesero.

L’INDAGINE
L’autopsia non fu notificata ai genitori del piccolo e al loro avvocato, Angelo Longobardi. Per i consulenti della procura il nascituro era morto a causa di una anossia fetale e di una emorragia subdurale e subaracnoidea, e che il decesso si era determinato durante il parto. Il Gip ha rilevato che secondo le linee guida in quelle condizioni, alla donna andava praticato un taglio cesareo un cerchiaggio cervicale, procedura raccomandata in quanto riduce la moralità mortalità neonatale, con il feto che avrebbe aumentato le sue chance di vita del 48,5%.

IL NO ALL’ARCHIVIAZIONE
L’avvocato Angelo Longobardi si è opposto all’archiviazione e alla tesi della procura che qualsiasi manovra i medici avrebbero adottato comunque il nascituro sarebbe deceduto. Il Gip ha accolto l’opposizione del legale della famiglia del nascituro e ha respinto la richiesta di archiviazione per i quattro medici indagati, disponendone l’imputazione coatta. Per un quinto sanitario, che ha dimostrato di non aver visitato la donna, invece, è stata archiviata la posizione. Ora, la famiglia è in attesa che la procura di Salerno dia corso all’imputazione coatta per i quattro ginecologi e quindi chieda il rinvio a giudizio.

loading ads