Operazione dei carabinieri del Nas e della procura di Salerno, come seguito dell’inchiesta sull’Istituto europeo della Terza Età
I carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Salerno hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari disposta dal Gip del Tribunale di Salerno su richiesta della Procura salernitana per una vicenda complessa.
I DESTINATARI DELLE MISURE CAUTELARI
Raggiunti da un’ordinanza cautelare:
– Sante Sica, nato a Montecorvino Rovella il 18.11.1960, gestore di fatto dell’Istituto Europeo per la terza età con sede a Salerno, sottoposto agli arresti domiciliari
– Karolin Cupo, nata a Schwenningen il 26.08.1966, residente ad Eboli, direttrice nonché vicepresidente del consiglio di amministrazione, sottoposta alla misura del divieto di esercitare imprese e di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese, nonché di svolgere l’attività professionale di operatore socio sanitario per la durata di anni uno;
– Angela Pina Grossi, 61 anni, residente a Montefredane, sottoposta alla sospensione dell’esercizio del pubblico ufficio di amministratore di sostegno, tutore e curatore, per la durata di un anno.
LE INDAGINI
Nel corso di articolata attività d’indagine eseguita dai Carabinieri del Nas di Salerno, che, lo scorso 29 ottobre, ha già portato all’esecuzione di un’ordinanza cautelare a carico di dieci persone per i reati di sequestro di persona e maltrattamenti nei confronti di anziani, sono emersi elementi probatori che consentivano di contestare una complessa macchinazione ideata da Sante Sica finalizzata ad appropriarsi del patrimonio di una signora facoltosa di 86 anni residente presso la struttura sopra citata.
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I DETTAGLI
Nel dettaglio, Sica, sfruttando lo stato di incapacità dell’anziana ospite, faceva redigere alla predetta due testamenti olografi in cui veniva nominato erede unico. Ruolo chiave avrebbe rivestito anche l’amministratrice di sostegno, Angela Pina Grossi, la quale, anziché tutelare gli interessi della beneficiaria, avrebbe coadiuvato l’operato del Sica, promettendo di redigere una relazione attestante falsamente che la tutelata aveva raggiunto un grado di autosufficienza tale da potersi revocare la nomina dell’amministrazione di sostegno in cambio della promessa di ottenere la metà dell’ingente patrimonio dell’anziana.
LE ALTRE IRREGOLARITÀ’
le indagini bancarie consentivano di ipotizzare che la GROSSI si fosse impossessata di 300,00 euro al mese dal conto corrente dell’assistita, giustificando tali somme attraverso la predisposizione di asserite false fatture redatte dalla Cupo, direttrice della comunità tutelare per persone non autosufficienti, facendole figurare come spese per la permanenza dell’anziana nella struttura. Del pari è stata riconosciuta dal Gip la gravità indiziaria in ordine ad ulteriore ipotesi di peculato realizzata dalla Grossi, la quale, accordandosi con Sica Sante nella effettuazione di bonifici del valore di 2.000 euro a fronte di una retta della struttura di 1.800 euro, si sarebbe appropriata indebitamente della somma mensile di 200,00 euro, sottraendoli al patrimonio della tutelata, per un totale di 5.400 euro per il periodo analizzato.
Agli indagati sono stati contestati, a vario titolo, i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, peculato e circonvenzione di incapaci. Il quadro indiziario ricostruito dal giudice dovrà trovare conferma nei successivi gradi di giudizio nei quali gli indagati potranno articolare le loro difese, rimanendo ferma la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva di condanna.