Sequestro di beni per 4, 8 milioni di euro ad un Angrese per tentata estorsione

Inchiesta della Dda e della Guardia di finanza di Bologna

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A marzo l’arresto e le perquisizioni, alcune anche ad Angri, ieri la notifica dei sequestri per 4,8 milioni di euro. E al centro dell’inchiesta ci sono quattro indagati campani, uno angrese sotto inchiesta per una tentata estorsione aggravata da un metodo mafioso, che sarebbe stata messa in campo nella provincia di Bologna.

La ricostruzione. Sembrava, all’apparenza, una normale operazione, anche se da 4,8 milioni di euro, ma in realtà quell’acquisto di crediti Iva non comportavano che il trasferimento di un plico di carta straccia. Dietro questa operazione, ai danni di un imprenditore dei trasporti e della logistica di Bologna, infatti, c’era una vera e propria estorsione, con tanto di minacce al titolare della ditta e ai familiari. Il sei marzo scorso finirono tre persone in carcere e uno ai domiciliari. Indagati tre persone del Napoletano ed una originaria di Angri.

Ad indagare la Dda, il Gico e lo Scico della Guardia di finanza di Bologna. Le Fiamme Gialle hanno raggiunto i quattro indagati a Galliera nel bolognese (dove si trovava l’Angrese), a Montecatini in Toscana e in provincia di Napoli, tra cui a Portici.
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Gli indagati avrebbero “proposto” all’imprenditore la cessione, a titolo oneroso, di crediti d’imposta fittizi che come si dicevano essere di fatto inesistenti: l’imprenditore/vittima avrebbe dovuto acquistare da una società nella piena disponibilità dei quattro, un credito IVA di circa 4,8 milioni di euro. L’apparente “proposta commerciale” sarebbe stata corredata da minacce fino ad un grave assoggettamento e omertà della vittima. Sono state, infatti, registrate – utilizzando un linguaggio tipicamente mafioso – reiterate e gravi minacce rivolte all’imprenditore e ai suoi familiari, funzionali a costringerlo a piegarsi all’estorsione.

Gli approfondimenti di tipo economico-finanziario condotti nei confronti della società detentrice dei crediti, ha permesso di accertare la natura fittizia di questi crediti: a fronte di un volume d’affari dichiarato di oltre 20 milioni di euro, infatti, la società aveva emesso e ricevuto fatture per importi trascurabili maturando, invero, un debito Iva.
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Ieri, il Tribunale di Bologna, alla luce delle nuove risultanze investigative e accogliendo le richieste avanzate dalla Dda, ha emesso un provvedimento cautelare di natura reale con il quale ha disposto il sequestro preventivo di denaro, beni e utilità fino all’ammontare complessivo di 4,8 milioni di euro.

Tra i beni sequestrati, due società di gestione di alberghi a Montecatini Terme (non gli alberghi in sé). L’inchiesta è ancora nella piena attività e per questa viene mantenuto il pieno riserbo, proprio per evitare che possano emergere particolare che possono danneggiare l’attività investigativa.

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