In generale, dai presidenti delle regioni meridionali nessuna proposta strabiliante. Il presidente del Consiglio punta su donne, giovani e, soprattutto, sullo spendere bene i fondi del Recovery Found
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Si concludono domani i lavori della prima giornata di “Sud-Progetti per ripartire” sul focus del Mezzogiorno, che hanno visto la partecipazione del presidente del consiglio, Mario Draghi, e del ministro per il Sud, Mara Carfagna che ha organizzato l’incontro. Alla riunione anche i presidenti delle regioni meridionali. Intorno al 30 marzo prossimo è prevista l’approvazione dei pareri delle Camere sulla bozza del Piano di rilancio e resilienza del governo Conte. Una bozza è destinata ad essere in gran parte rivista, non nei grandi capitoli, ma nei progetti e nella governance. Le commissioni parlamentari del resto con i loro pareri sulle bozze attuali già chiedono alcune importanti modifiche, dalla necessità di indicare un cronoprogramma più preciso delle opere, alla richiesta di coinvolgere capitale privato, fino all’auspicio di più fondi da destinare all’industria. Ma tra le righe delle proposte dei partiti spuntano anche interventi puntuali, come la richiesta leghista di almeno un miliardo di euro in più per le aree del terremoto del centro Italia, che svelano il desiderio dei partiti di dire la loro sui singoli progetti.
LA VOCE DELL’UE
Da Bruxelles Paolo Gentiloni, commissario Ue, sottolinea un obiettivo come la parità di genere, che sarà trasversale a tutti i progetti italiani, e invita istituzioni e stati a correre nella elaborazione dei piani (la scadenza è il 30 aprile) e nelle ratifiche (l’Italia l’ha già approvata) per garantire che l’anticipo del Recovery fund, cioè il 13% dell’ammontare totale, arrivi prima della pausa estiva.
MARIO DRAGHI
Spendere bene i fondi europei e spenderli tutti, mettendo al centro le donne e i giovani, per fermare il divario crescente tra Nord e Sud del Paese. Questi in sintesi i principi cardine che guideranno il governo di Mario Draghi sul Recovery plan. Divenire capaci di spendere i fondi” europei e “di farlo bene è obiettivo primario di questo governo”, spiega Draghi intervenendo alla due giorni di discussione sul Sud indetta da Mara Carfagna. Il premier ricorda che Next Generation Eu prevede per l’Italia 191,5 miliardi da spendere entro il 2026 e che per il Sud sono in arrivo altri 96 miliardi di fondi Ue per la coesione nei prossimi anni. Snocciola i dati di un divario con il Centro e il Nord della penisola che continua ad allargarsi: tra il 2008 e il 2018, la spesa pubblica per investimenti si è più che dimezzata. Aggiunge le statistiche pessime sui cantieri incompiuti (647 opere non completate nel 2017, il 70% al Sud). E conclude che l’aumento dei fondi per infrastrutture fisiche e digitali e per le fonti di energia sostenibile da solo non basta. I soldi bisogna saperli spendere. E spendere bene, per fermare l’allargamento del divario, puntare su donne e giovani, e recuperare fiducia nella legalità e nelle istituzioni, siano esse la scuola, la sanità o la giustizia. Con un impegno di classi dirigenti e cittadini. Uno dei nodi principali sarà proprio l’attuazione del Recovery plan italiano. Perciò è già annunciato un “decretone” (atteso ad aprile) destinato a semplificare le procedure amministrative ma anche a immettere migliaia di nuove figure professionali, con contratti a termine, nella Pubblica amministrazione il ministro Renato Brunetta annuncia 2800 assunzioni al Sud, mentre le Province chiedono almeno mille funzionari in più. Gli enti locali, a partire dalle Regioni, invocano più in generale più coinvolgimento da parte del governo: «Ancora non è chiaro il nostro ruolo», lamenta Donatella Tesei. Le Camere voteranno intorno al 30 marzo le risoluzioni che daranno indirizzi in vista della versione finale del Recovery e passeranno la palla al governo Draghi.
LO STATO
Intanto iniziano a dare i loro pareri le singole commissioni, che si esprimono sulla bozza del precedente governo. La commissione Ambiente e Infrastrutture della Camera, con un auspicio già espresso da Draghi nel discorso sulla fiducia, chiede di «promuovere un efficace coinvolgimento del settore privato, anche valutando l’opportunità di un intervento legislativo che favorisca l’apporto del capitale privato». Povertà educativa, sviluppo di arte e digitale, gender gap, teatri storici, sono solo alcuni tra i temi trattati nei testi: la Lega chiede il restauro della Colombaia di Trapani. «Sono del tutto insufficienti i fondi per l’Industria», dice la commissione Attività produttive. E la commissione Politiche Ue pone al governo una condizione per l’approvazione del piano: «Indicare con un cronoprogramma obiettivi (target), intermedi e finali, misurabili in termini qualitativi e quantitativi, fornendo l’impatto relativo alle tre sfide giovani, parità di genere, Sud».
«Una partecipazione delle cittadine e dei cittadini del Sud oltre che delle più importanti istituzioni nazionali e meridionali è il bilancio della prima giornata di ‘Sud-Progetti per ripartire’, indetta dalla ministra per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna e aperta dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Al sito del ministero sono già arrivate oltre 400 idee e proposte popolari per rilanciare il Meridione, e sarà possibile inviarle fino al 31 marzo», spiega una nota.
L’INTERVENTO DEL GOVERNATORE DE LUCA
«Credo sia bene fare un’operazione verità perché tutta una serie di stupidaggini che continuano a circolare vanno rapidamente rimosse». Lo ha detto il Presidente della Campania Vincenzo De Luca nel corso del suo intervento “Sud-Progetti per ripartire” di stamattina. L’attacco alla spesa storica: «In larga misura quando si parla del Sud si continua a parlare di spesa storica. Chi più ha avuto continua ad avere di più, chi meno ha avuto continua ad avere di meno: questo è intollerabile” tuona De Luca che annuncia: «Avremo da fare uno scontro duro per quanto riguarda il fondo sanitario nazionale su cui si è consumato un delitto ai danni del Mezzogiorno da quindici anni. Qualcosa di vergognoso che porremo all’attenzione del Capo dello Stato in quanto garante della costituzione e dell’uguale diritto dei cittadini italiani ad avere servizi essenziali identici in tutto il paese». L’attacco alla classe dirigente settentrionale: «qualcuno al Nord si era illuso di poter fare della Padania una Baviera più grande e molto ricca, ma così l’Italia rischia di non contare più nulla sul piano politico e di non difendere i punti di forza del nostro sistema industriale, che invece vanno difesi con i denti». «Mi auguro che in Italia, e magari il governo Draghi ci riesce, possa emergere una spinta patriottica come accaduto in Germania dopo la caduta della Germania orientale… – ha affermato – Quel Paese ha avuto la forza di portare la Germania tutta agli stessi livelli di efficienza. In Italia, invece, parliamo della questione del Sud come di una questione ancora marginale». L’attacco alle debolezze strutturali dell’Italia. «L’80% delle inefficienze del Sud rinviano a problemi che riguardano l’Italia, ha affermato De Luca -. Il codice degli appalti è demenziale. C’è confusione fra giustizia amministrativa e giustizia penale, sono dieci anni che tolleriamo la figura di reato di abuso in atto d’ufficio che è un’ignominia in un paese in cui regni lo stato di diritto e tuttavia continuiamo a fare finta di non vedere questo problema. Autorità per la privacy, ruolo delle soprintendenze: ci decidiamo a modificarle si o no? Sto elencando tutti i piccoli feudi che frantumano l’azione pubblica nel nostro paese e rendono impossibile le opere pubbliche e la trasformazione urbana in Italia». Nella sua analisi il governatore poi si sofferma anche sugli enti locali, il cui sistema «è stato desertificato perché i risanamenti finanziari sono avvenuti a spese dei grandi servizi di civiltà e della sottrazione, soprattutto ai comuni, di risorse essenziali per vivere… Oggi i comuni non hanno neanche il personale minimo indispensabile per fare le progettazione ordinarie». «Posso proporre al ministro di proporre a sua volta la cancellazione del Cipe? È uno degli enti più inutili, anzi più dannosi, d’Italia. Da viceministro alle infrastrutture non ho mai capito la sua funzione se non quella di far perdere mesi preziosi».
DEMOGRAFIA E RISORSE
Sul punto De Luca ha affermato: «Decidere quello che deve essere il mezzogiorno significa decidere cosa deve essere l’Italia nel futuro. Siamo passati dal 4-4,5% del mercato mondiale a meno dell’1,8%, siamo stati scavalcati come pil da tanti altri Paesi e il Sud non ha ancora recuperato i posti di lavoro perduti nella crisi del 2009-2010. E il divario demografico rischia di tramutarsi in un problema di desertificazione del Sud. Per me quindi è indispensabile avere almeno il 50% delle risorse». «Il Sud dovrebbe ottenere il 34% della spesa ordinaria, ma gli investimenti sono in caduta libera. Così, il Mezzogiorno è condannato alla desertificazione».
LA SECONDA GIORNATA
“Sud-Progetti per ripartire” prosegue domani con i risultati del lavoro di otto sessioni tematiche, e con gli interventi di esperti e studiosi. Concluderanno il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Bruno Tabacci, Mara Carfagna e il ministro dell’Economia Daniele Franco. Nel corso della giornata interverranno anche illustri esponenti della cultura e eccellenze meridionali famose nel mondo, come il maestro Riccardo Muti, che in questi giorni si trova a Palermo dove il 27 marzo sarà celebrata la riapertura del Teatro Massimo con lo streaming del Requiem di Verdi.
L’INTERVENTO COMPLETO DEL PRESIDENTE DRAGHI
Il governo intende condurre una campagna di ascolto diffusa sul tema, come ha già annunciato la Ministra in Parlamento. La giornata di oggi va dunque intesa soltanto come un primo passo. Il programma “Next Generation EU” prevede per l’Italia 191,5 miliardi da spendere entro il 2026. Rafforzare la coesione territoriale in Europa e favorire la transizione digitale ed ecologica sono alcuni tra i suoi obiettivi. Ciò significa far ripartire il processo di convergenza tra Mezzogiorno e centro-Nord che è fermo da decenni. Anzi, dagli inizi degli anni ’70 a oggi è grandemente peggiorato. Il prodotto per persona nel Sud è passato dal 65% del Centro Nord al 55%. Negli ultimi anni, c’è stato un forte calo negli investimenti pubblici, che ha colpito il Sud ovviamente insieme al resto del Paese. Tra il 2008 e il 2018, la spesa pubblica per investimenti nel Mezzogiorno si è infatti più che dimezzata ed è passata da 21 a poco più di 10 miliardi. Per la prima volta da tempo, abbiamo l’occasione di aumentare la spesa in infrastrutture fisiche e digitali, nelle fonti di energia sostenibili. Le risorse di Next Generation EU si aggiungono ad ulteriori programmi europei e ai fondi per la coesione, che mettono a disposizione altri 96 miliardi per il Sud nei prossimi anni. Ma abbiamo imparato che tante risorse non portano necessariamente alla ripartenza del Mezzogiorno. Ci sono due problemi: uno nell’utilizzo dei fondi europei, l’altro nella capacità di completamento delle opere pubbliche. A fronte di 47,3 miliardi di euro programmati nel Fondo per lo Sviluppo e la Coesione dal 2014 al 2020, alla fine dello scorso anno erano stati spesi poco più di 3 miliardi, il 6,7%. Nel 2017, in Italia erano state avviate ma non completate 647 opere pubbliche. In oltre due terzi dei casi, non si era nemmeno arrivati alla metà. Il 70% di queste opere non completate era localizzato al Sud, per un valore di 2 miliardi. Divenire capaci di spendere questi fondi, e di farlo bene, è obiettivo primario di questo governo. Vogliamo fermare l’allargamento del divario e dirigere questi fondi in particolare verso le donne e i giovani. Il nostro, il vostro successo in questo compito può essere anche un passo verso il recupero della fiducia nella legalità e nelle istituzioni, siano esse la scuola, la sanità o la giustizia. In questa sfida un ruolo cruciale è anche vostro, classi dirigenti. Ma un vero rilancio richiede la partecipazione attiva di tutti i cittadini. Vi ringrazio per il vostro contributo e vi auguro buon lavoro. Grazie
