Pagani, plasma iperimmune per una paziente del polo oncologico: appello alla donazione

Si sta pensando anche ad una riserva per curare pazienti affetti dal covid nell’Agro nocerino in futuro

È stato lanciato un appello dalla struttura sanitaria paganese per la raccolta di plasma da pazienti guariti dal covid. Il tutto nasce da una emergenza, rimbalzata anche sui social, del polo oncologico di Pagani. Si tratta di curare una paziente della struttura ospedaliera paganese, attualmente ricoverata al covid hospital di Scafati, che ha iniziato a presentare una patologia respiratoria. In pratica, la donna è tra gli 8 pazienti del reparto di oncoematologia, risultati positivi al Covid-19 e trasferiti, qualche giorno fa, a Scafati. Tutti asintomatici. La cura di pazienti affetti da Sars-Cov-2 con il plasma iperimmune potrebbe essere una delle terapie del Dea Nocera-Pagani-Scafati-Sarno. Dalla direzione sanitaria, del polo oncologico, la dottoressa Stefania Parlato,fa sapere che, per fronteggiare la sintomatologia della paziente e curarla, si è fatta richiesta del plasma di persone appartenenti al gruppo AB. È una corsa contro il tempo ed i camici bianchi della struttura sanitaria di Pagani stanno facendo il possibile per fornire ulteriori percorsi di cura per i propri pazienti. Coloro che intendono aiutare la donna ricoverata a Scafati, possono rivolgersi, per la donazione, al Sit di Aversa. Al momento è il centro su cui fa riferimento il Dea di Nocera-Pagani-Scafati-Sarno per ottenere il plasma iperimmune. Lo ha spiegato il dottor Carmine Auricchio, direttore del servizio trasfusionale dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore: “I donatori per questa paziente dovranno recarsi al Sit di Aversa, per il momento. Noi non possiamo ancora farlo, perché mancano i protocolli”. In effetti, il polo oncologico e le altre strutture ospedaliere dell’Agro, in particolare Scafati, si stanno organizzando per raccogliere plasma iperimmune, quale riserva per eventuali casi futuri. Non è però di facile attuazione, c’è bisogno di tempo e di un certo iter. La cura per la donna ricoverata a Scafati è stata disposta in equipe dal  dottor Califano, responsabile del reparto di ematologia del polo oncologico, il quale sta seguendo i pazienti trasferiti allo Scarlato. Le persone di gruppo AB, intenzionate a fare la donazione, dovranno risultare già infettate dal covid (di recente) e poi negative a due tamponi.

Il loro plasma sarà successivamente tipizzato dal centro per capire se è adatto alla somministrazione. Bisognerà firmare il consenso informato e sottoscrivere che si tratta di una donazione con uso compassionevole, poiché non risultano ancora delle evidenze scientifiche su questo tipo di cura: è infatti ancora sperimentale. In Italia tra i primi medici ad usare il plasma dei pazienti dichiarati guariti, il direttore del reparto di pneumologia dell’ospedale “Carlo Poma” di Mantova, Giuseppe De Nonno. In un incontro promosso dall’università di Messina, il primario mantovano ha affermato: “Non importa la gravità della patologia che hanno avuto, possono essere stati anche non ricoverati, ma devono aver contratto l’infezione, certificata da un tampone. Il plasma viene prelevato durante la convalescenza, che dura 14 giorni e che inizia dopo che il soggetto sia stato sottoposto a due tamponi, entrambi risultati negativi. Abbiamo selezionato i pazienti con gravi insufficienze respiratorie, ma non ancora tali da dover essere intubati. Grazie al plasma iperimmune si è ottenuto anche un aumento dei linfociti e una riduzione dei neutrofili e dell’indice di infiammazione. Nel 70 % dei casi poi, tra il settimo e il quattordicesimo giorno si è avuto un miglioramento della polmonite”. Il plasma iperimmune è sicuramente uno dei tanti armamentari terapeutici oggi a disposizione dei medici contro il covid e per i cittadini dell’Agro nocerino un ulteriore possibilità di guarigione.
Giuseppe Colamonaco
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