Rifiuti stoccati in area protetta, sigilli a un’azienda di calcestruzzo

I finanzieri hanno denunciato il titolare della ditta ai confini tra Battipaglia e Pontecagnano

Durante un ordinario servizio di controllo del territorio, nei giorni scorsi, la Guardia di Finanza di Salerno ha scoperto l’ennesimo caso di smaltimento illecito dei rifiuti. Nel mirino dei Finanzieri, stavolta, una nota società di produzione di calcestruzzo di Battipaglia, al confine con il territorio del comune di Pontecagnano. L’attenzione delle Fiamme Gialle della prima compagnia era stata attirata dalla presenza di sedimi fangosi che affioravano dalle acque del fiume Tusciano, che sfocia nel golfo di Salerno, dopo aver attraversato l’area naturale protetta del Parco regionale dei Monti Picentini. Nel ripercorrere le tracce di quei sedimenti, i militari sono giunti a ridosso della sede dell’impianto di betonaggio dell’impresa, con una superficie di oltre 12.000 mq, tutti ricadenti nella zona di interesse paesaggistico. Nel corso della successiva ispezione, è emersa l’esistenza di una vera e propria discarica “a cielo aperto”: scarti merceologici più disparati, ma anche rifiuti speciali, tra cui rocce di scavo, inerti di origine edilizia, placche di cemento, residui di manto stradale, materiali ferrosi e parti di macchinari arrugginiti, depositati in modo incontrollato sul suolo, ad appena 10 metri dall’alveo del fiume.

1-Rifiuti-stoccati-area-protetta-rtalive-guardia-di-finanzaA monte dell’impianto sorgeva inoltre una vasta area – di circa 3.000 mq – che, ancorché destinata alla produzione del cemento, mediante l’immissione del granulato nel vagliatore, era stata adibita a rimessa di diversi materiali e, in quel momento, era quasi interamente occupata da breccia e sabbia. Se a ciò si aggiunge l’assenza di un sistema di regimentazione delle acque del piazzale, sul quale venivano sistematicamente ammassati i rifiuti e avevano luogo le operazioni di carico e scarico degli inerti, si deduce facilmente la portata del danno generato. Seguendo la naturale pendenza del terreno, infatti, i reflui raggiungevano il vicino argine, trascinando fanghi, sedimenti e polveri che, a causa del mancato funzionamento del macchinario per l’irrigazione a pioggia, erano soggette a volatilità e dispersione. All’atto del controllo, l’imprenditore non è stato ovviamente in grado di esibire alcuna abilitazione all’esercizio della propria attività, che mai gli sarebbe stata concessa, in quell’area soggetta al vincolo paesaggistico. Per impedire il protrarsi della condotta illecita, i Finanzieri hanno sottoposto a sequestro l’azienda e tutta l’area utilizzata per lo smaltimento illecito, con una superficie che supera i 13.000 metri quadrati. L’arresto fino ad un anno e l’ammenda fino a 26 mila euro sono le sanzioni penali per le gravi violazioni alla normativa in materia ambientale di cui potrà essere chiamato ora a rispondere il responsabile, denunciato alla Procura della Repubblica di Salerno.iscriviti-al-nostro-canale-telegram-rtalive

loading ads