Il caso Roccapiemonte vs Gori approda al senato

Interrogazione al ministro Costa da parte della senatrice partenopea Paola Nugnes

È la storia di Davide contro Golia in chiave moderna,dove Davide è il piccolo comune di Roccapiemonte, 8700 abitanti distribuiti su di una superficie di 5 km, e Golia è il colosso dell’acqua in Campania, la Gori. La battaglia tra Roccapiemonte e Gori inizia negli anni 2000, 2005 per la precisione, quando il piccolo comune dell’Agro Nocerino Sarnese, grazie ad uno sparuto gruppo di cittadini, osteggia il passaggio alla gestione dell’acqua pubblica da parte di Gori. Ne nasce un comitato che impedisce a funzionari e tecnici, in alcuni frangenti anche materialmente, di “impossessarsi” della gestione idrica della cittadina. Da allora sono trascorsi 15 anni e Roccapiemonte continua la sua battaglia, anche legale, contro la Gori. Lo scorso 7 luglio la senatrice napoletana Paola Nugnes, ex grillina, poi Leu ed attualmente di Rifondazione Comunista, in Senato, ha interrogato il ministro Sergio Costa proprio sulle vicende che vedono protagonista il comune di Roccapiemonte, soprattutto per quanto attiene il ricorso al Tar, presentato sempre dal comune rocchese, per verificare la decadenza della Gori.

IL TESTO DELL’INTERROGAZIONE
Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01755 Atto n. 3-01755 (con carattere d’urgenza) Pubblicato il 7 luglio 2020, nella seduta n. 236 NUGNES – Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. –
Premesso che:
il Comune di Roccapiemonte (Salerno) ha proposto nel 2017 un ricorso dinanzi il TAR per la Campania di Napoli (RGN n. 05150/2017 sezione 1) finalizzato ad accertare se la GORI SpA, gestore del servizio idrico del territorio sarnese-vesuviano, sia cessata dall’affidamento per effetto della legge n. 166 del 2009 (di conversione del decreto-legge n. 135 del 2009); l’azione del Comune si è resa necessaria in considerazione dell’inopportuna richiesta della società GORI volta a trasferire all’azienda le infrastrutture del servizio attualmente gestite in economia (a gestione pubblica), nonché a causa dell’inerzia dell’ente d’ambito e dell’Ente idrico campano, che avrebbero dovuto accertare le circostanze e applicare la normativa vigente disponendo per un nuovo affidamento nell’ambito o distretto; la normativa richiamata, infatti, anticipa la scadenza naturale dei contratti ove si verifichino alcune condizioni. In questo caso, la GORI SpA non risulta soggetta a controllo analogo, ha ceduto quote a privati mediante trattativa e non bando pubblico, vendendo tra l’altro una quota pari al 37,5 per cento, inferiore dunque al 40 per cento: è dunque soggetta alla disciplina di cui al comma 1, lettera e), dell’art. 15 della norma citata, che fissa la data di cessazione dell’affidamento al 31 dicembre 2010. Una circostanza che si è verificata sei mesi prima del referendum del 2011 che ha abrogato l’art. 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, come modificato dall’art. 15 citato; appare dunque incomprensibile la posizione assunta dal commissario liquidatore dell’ente d’ambito il quale, astraendosi dalla normativa, ha ricalcato pedissequamente le posizioni del gestore in alcune memorie datate 5 giugno 2020, dopo aver inopportunamente trasferito la propria sede istituzionale nei locali dell’azienda controllata (delibera ATO 3 n. 2 del 28 gennaio 2020); il ricorso del Comune di Roccapiemonte è stato notificato all’Ente idrico campano il quale, tuttavia, non ha né informato il comitato esecutivo, né risulta essersi costituito in giudizio per l’accertamento della questione, nonostante la società GORI sia indubbiamente cessata dall’affidamento del servizio e abbia allo stato attuale una gestione unicamente di fatto: non può dunque in alcun modo pretendere dal Comune il trasferimento delle infrastrutture; è dunque compito dell’Ente idrico campano rappresentare i Comuni e non perdurare nella condizione d’inerzia, che ha costretto l’amministrazione di Roccapiemonte a rivolgersi al Tribunale amministrativo con giudizio di accertamento; si segnala inoltre come la procura delle Corte dei conti della Campania contesti alla Regione un danno erariale di alcuni milioni di euro per azioni finalizzate a favorire gli interessi privati della GORI SpA; la società francese Suez, attraverso la controllata ACEA SpA, risulta controllare la società GORI attraverso il sistema dei patti parasociali. Ciò dimostra una certa ingerenza delle grandi multinazionali in ambito politico in alcuni settori dell’economia del nostro Paese: questo spiegherebbe l’appiattimento del commissario liquidatore dell’ente d’ambito sarnese-vesuviano, nominato dalla Regione Campania, sulle posizioni della GORI SpA, così come l’inerzia dell’ente idrico campano che ha ritenuto di non costituirsi in giudizio per l’accertamento della cessazione della medesima società, né si è attivato per avviare le procedure di sostituzione della GORI con il nuovo soggetto affidatario del servizio a seguito dell’espletamento delle procedure di legge, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato e quali provvedimenti abbia adottato o intenda adottare al fine di riportare la gestione del servizio idrico alle necessarie condizioni di legalità”.

Chi è Paola Nugnes
Alle elezioni politiche del 2013 viene eletta al Senato della Repubblica, nelle liste del Movimento 5 Stelle nella circoscrizione Campania. Alle elezioni politiche del 2018 viene rieletta senatrice nel collegio uninominale di Napoli-Fuorigrotta. Vicina alle posizioni di Roberto Fico, fa parte della corrente di sinistra del Movimento, cosiddetta “ortodossa”, critica nei confronti del leader Luigi Di Maio. Il 7 novembre 2018 non partecipa al voto di fiducia sul decreto sicurezza del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, dichiarandosi contraria alle misure in esso contenute. Il 23 giugno 2019 annuncia la propria volontà di abbandonare il Movimento 5 Stelle dopo 10 anni di militanza, a seguito di dissidi interni circa la gestione del movimento politico. Il 28 giugno 2019 viene espulsa dal Movimento 5 Stelle e dal gruppo parlamentare. L’espulsione viene duramente criticata dal Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico. Successivamente, a settembre dello stesso anno, vota la fiducia al nuovo Governo Conte II e aderisce ufficialmente al gruppo di Liberi e Uguali. Poco dopo abbandona anche LeU e dichiara di rappresentare, da indipendente, il Partito della Rifondazione Comunista in Senato. Nel dicembre 2019 è tra i 64 firmatari per il referendum sul taglio dei parlamentari, bloccando la riforma costituzionale.

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