Il punto di vista
Ieri, la vicesindaco Federica Fortino, con tanto di mascherina, ha depositato una corona di alloro ai piedi della statua della Vittoria di piazza Trieste e Trento, una celebrazione ristretta e di alto senso storico. Sul 25 aprile, però, non é mancata una diversa veduta dell’evento.
A farlo il consigliere comunale di maggioranza, Ilario Capaldo: “Non dimentichiamo il dramma di Salò, non dimentichiamo la tragedia di quella che fu una guerra civile, italiani contro italiani. Come ogni anno, da uomo libero, continuo a sostenere che il 25 aprile non è e non sarà mai una festa inclusiva nazionale, non si festeggia la morte di fratelli sconfitti da altri fratelli, non si può festeggiare la morte di altri italiani qualsiasi colore avessero le loro camicie, rosse o nere. Vorrei tanto pensare al 25 aprile come momento storico, esattamente come lo fu la rivoluzione francese, la storia romana o greca”. Il consigliere, senza voler sollevare polemiche, ha comunque tirato di fioretto contro una parte politica: “Preferisco pensare al 25 aprile come momento di pacificazione tra vinti e vincitori. Semplicemente italiani, nè rossi nè neri, dopo 75 anni ancora dobbiamo consegnare alla memoria storica un suo spaccato di tempo. C’è ancora una parte politica che vuole campare di rendita su una vicenda drammatica di 75 anni fa”. Ma dal fioretto alla sciabola il passo é stato breve: “Perché non si inizia a riflettere che oggi l’Italia è un paese in semi-liberta, perché non si ha il coraggio di dire che in Italia si è sostituito il sistema democratico con una oligarchia di fatto. L’attuale legge elettorale prevede che pochi (in 5 o 6 compongono le liste elettorali e stabiliscono chi deve essere eletto in base al posizionamento nelle liste, perché non iniziamo a renderci conto che loro eleggono e noi votiamo, questa è democrazia? Questa è liberta? Questa è sovranità popolare? “.
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