Le indagini saranno chiuse nel prossimo mese di febbraio dalla Dda di Salerno. La piena fiducia della famiglia nella magistratura. A 7 anni di distanza ancora nessun colpevole, dal DNA il cerchio stretto intorno a 2 soggetti.
Sette anni senza un colpevole. Probabilmente il killer o i killer del sindaco Angelo Vassallo assisteranno da uomini liberi alle celebrazioni in ricordo del primo cittadino ucciso il 5 settembre del 2010 a Pollica. Sette anni di indagini, prima affidate alla procura di Vallo della Lucania e poi trasferite alla Direzione distrettuale Antimafia presso il tribunale di Salerno, una proroga di 8 mesi delle attività investigative (le indagini dovrebbero chiudersi a febbraio prossimo) ma resta ignoto il nome di colui che quella maledetta sera impugnò la calibro 9.21 baby Tanfoglio e, dopo averla puntata contro Vassallo ha premuto nove volte il grilletto. Sette furono i colpi che andarono a segno.
Nonostante le serrate ricerche l’arma del delitto non è mai stata ritrovata. Nel corso degli anni sono state tre le persone finite sul registro degli indagati, tra questi anche Bruno Humberto Damiani, meglio conosciuto come il “brasiliano”. Non è mai stata, invece, resa nota, l’identità degli altri due soggetti attenzionati. Per oltre sei anni le indagini sono sembrate ferme al palo, poi la notizia, alcune settimane fa, del prelievo di 94 DNA ad altrettante persone, pare tutte del Cilento. All’esame del dna, nello scorso mese di febbraio, era stato sottoposto anche il brasiliano, difeso da Michele Sarno, ma l’esito fu negativo: non era compatibile con le tracce di dna isolate dalla scena del delitto nelle successive alla morte del sindaco.
Nelle ultime settimane pare che le indagini siano arrivate ad una svolta. L’attività investigativa va avanti nel massimo riserbo anche se, da indiscrezioni sembra che il cerchio si sia stretto intorno pochi soggetti. Probabilmente due. E sempre da indiscrezioni, pare che si tratti di imprenditori che operano nel Cilento. Al momento solo tante ipotesi e nessuna conferma ufficiale da parte della Procura di Salerno. Resta anche da chiarire il movente dell’omicidio anche se pare che la pista maggiormente accreditata sia quella dellao spaccio di stupefacenti a cui Angelo Vassallo aveva dichiarato guerra.
Le sue ultime di vita, il sindaco Pescatore le ha passate al porto con i suoi concittadini e amici di sempre a parlare di mare e di pesca, quando all’improvviso si allontanò precipitosamente, quasi avesse un appuntamento con qualcuno, e proprio qualche giorno prima di morire aveva confessato di “aver scoperto qualcosa che non doveva scoprire”. I familiari del sindaco da sempre hanno riposto massima fiducia nella magistratura.
Non sanno nulla dell’evoluzione delle indagini.
Qualche tempo fa il fratello Dario Vassallo, raggiunto telefonicamente dalla redazione di “Le Cronache”, disse di avere la sensazione che qualcuno sa e che non parla. E, proprio a queste persone il fratello del sindaco si rivolse lanciando un appello, invitandoli a raccontare. Dario Vassallo puntò anche il dito contro i politici pronti a farsi sentire solo in occasione dell’anniversario e infine invitò tutti a lasciare che la magistratura faccia il suo lavoro.
Pina Ferro – Le Cronache