In pericolo numerosi terreni dell’Agro nocerino e falde acquifere, noti da tempo gli studi di settore.
L’acqua un bene comune da monitorare, ma i dati sono allarmanti nel bacino del Sarno.
È la siccità argomento di attualità che sta colpendo la penisola italiana, sono dieci le regioni che hanno chiesto lo stato di calamità. Una emergenza anche per la nostra regione, vedi la mancanza di acqua nelle zone periferiche della città di Salerno. E l’Agro nocerino – sarnese? In effetti la valle del Sarno ha grandi ricchezze idriche, tanto da fornire acqua nell’area vesuviana sino alle isole di Capri ed Ischia. Acqua, un bene primario per la vita umana, ma che sta diventando in questi anni e nei prossimi in futuro una merce, in pratica il nuovo petrolio da vendere. Le risorse idriche sono una ricchezza pubblica e vengono utilizzate per tre settori strategici: servizi idrici, energia, agricoltura.
In Italia i Comuni sono stati costretti a privatizzare, un caso unico al mondo. Mentre in altri Paesi le cose stanno in modo diverso, per fare un esempio su tutti negli Stati Uniti l’acqua è municipalizzata. E se la Francia ha una grande tradizione nella privatizzazione, in Spagna questo processo è bloccato, addirittura in Bolivia, Uruguay, Argentina ed Ecuador hanno cambiato la costituzione per rendere pubblica l’acqua. Ma c’è chi come la Russia e l’Africa che la vendono. La mercificazione non è l’unico aspetto da considerare, bisogna fare i conti anche con un altro fattore: le perdite idriche.
Uno studio del professore De Prisco del Cnr fa luce su vari aspetti dell’importante liquido incolore del nostro pianeta. In Campania c’è una perdita di acqua di circa il 55-60%, secondo i dati del distretto idrografico Appennino meridionale. Un dato interessante è quello che riesce a captare il bacino del Sarno: Mercato Palazzo 3mila litri al secondo, Santa Maria alla foce 3.500 litri al secondo, pozzi San Mauro 300 litri al secondo, Santa Maria di Lavorate 1500 litri al secondo, sorgente Cerola 300 litri al secondo. Dati pubblicati nel 2016 e che fanno comprendere quanta ricchezza idrica ci sia nel nostro territorio. Ma queste risorse vengono tutelate? Alcune ricerche moderne, purtroppo, indicano una perdita di acqua nella valle del Sarno dalle tubature che si aggira intorno al 60%.
Per ovviare al problema bisogna regolamentare la captazione delle riserve sotterranee, censire i pozzi presenti, metterli in regola se sono permeabili o impermeabili e approntare uno studio idrogeologico per evidenziare fonti contaminate presenti o potenziali. Salvaguardare questo bene comune non è solo una battaglia ideologica, ma assume un valore strategico per il futuro, in particolare per l’alimentazione umana. Bisogna monitorare i nitrati di origine agricola, fonte principale di inquinamento e che causano problemi alla salute, spingere le istituzioni al monitoraggio chimico e biologico, copiare il modello americano che prevede le analisi delle acque di 60 fattori che attentano la nostra salute. Perché c’è bisogno di questa attenzione?
In una ricerca fatta nel 2010 sul cavolfiore, da Rocco e Piero De Prisco del Cnr di Pozzuoli – Avellino, relativa alle falde acquifere, si è vista la presenza di minerali tossici: Arsenio, Cadmio e Piombo. Pericolosi per la salute umana. Inoltre in una popolazione scolastica dell’agro nocerino – sarnese sono state trovate tracce di mercurio oltre la norma nei capelli.
Un altro studio del 2012 evidenzia la presenza di metalli pesanti riguardo al fiume Sarno, causa di cancro al fegato: Assessment of the Environmental conditions of the Sarno river basin (South Italy), condotto da Stefano Albanese, Pietro Iavazzo, Paola Adamo, Annamaria Lima e Benedetto De Vivo. Sempre nel 2012 l’università di Salerno ha condotto una ricerca sui disturbi endocrini e la riproduzione in abitanti dell’area del Sarno detta “Pentagono della morte”, si tratta di malformazioni e l’aumento di queste in tale area: Environmental Pollution Effectson Reproductive Health – Clinical – Epidemiological Study in Southern Italy.
Oltre queste ricerche sulla salute umana del nostro comprensorio, esiste un monitoraggio sulle acque superficiali e di falda del bacino del Sarno del 2015 eseguito dalla Seconda Università di Napoli. Sono stati trovati composti citotossici presenti nel Comune di Nocera Inferiore presso Starza dei Corvi e Casarzano. Valori superiori ai limiti: toluene, dicloroetilene, diclorobenzene, benzochinone, bromo benzene. Studio condotto per monitorare l’inquinamento nell’area del Sarno e per la salute umana, diversi i Comuni sottoposti a screening: Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Striano, San Marzano sul Sarno e San Valentino Torio.
Giuseppe Colamonaco – Le Cronache