Fondi regionali, bloccati dalla Giunta Caldoro, spetterebbero per legge alla Fondazione guidata da Raffaella Pannuti. L’Assistenza nazionale tumori chiede il ripristino del contributo. A settembre incontro con il governatore.
L’Ant (Assistenza Nazionale Tumori) della Campania è in stallo: De Luca non ha ancora ripristinato il contributo regionale in sospeso dal 2011, così come aveva promesso. Sembra ci siano speranze per settembre, dopo sei anni d’attesa. L’Ant, creata a Bologna dall’oncologo Franco Pannuti nel 1978 e presieduta ora dalla figlia Raffaella, assicura assistenza specialistica gratuita domiciliare ai malati di tumore e organizza progetti di prevenzione oncologica in 10 regioni italiane. In Campania è attivissima nelle zone di Napoli e Caserta: 429 soggetti assistiti nel 2016 e nessuna convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale.
Dal 1990, la Fondazione ha assistito più di 5400 persone in Regione, sarebbe difficile continuare a farlo senza la riattivazione del contributo regionale. Eppure viene fornita ogni giorno dall’ente presieduto da Raffaella Pannuti un’assistenza specialistica a ben 150 malati oncologici del territorio tra Napoli e Caserta. Tutti sono consapevoli di quanto la ‘Terra dei Fuochi’ sia stata colpita dal tumore. Nel 2015 è stata lanciata una raccolta firme dai volontari Ant con cui si chiedeva «il ripristino di un contributo annuale di 162 mila euro. La Regione, che lo aveva già accordato nel 2001 (grazie a una legge ad hoc, la 18 del 2000, art. 53), l’ha poi sospeso senza spiegazioni nel 2011» (aveva dichiarato la presidentessa Pannuti).
Tra i firmatari della petizione figurava anche Vincenzo De Luca, al tempo in piena campagna elettorale, insieme ad altri 1200 cittadini campani sostenitori della fondazione. L’Ant Campania ha attinto, in questi anni, dal bilancio nazionale per finanziare i propri progetti, proprio a causa della mancata erogazione dei fondi cominciata all’epoca della giunta Caldoro. Da 26 anni l’Ant è operativa in un contesto problematico quale quello campano con un’équipe composta da 9 operatori tra medici, infermieri e psicologi: grazie a finanziamenti privati e all’impegno nella raccolta fondi lo staff è cresciuto al fine di far fronte alle numerose e incessanti richie- ste di assistenza in arrivo dal territorio.
L’Ant, nel rispetto della sua mission che ha come parola chiave l’eubiosia (dal greco antico “la buona vita”) ha curato a domicilio 430 persone in Campania nel solo 2016. Assistenza psicologica, formazione e aggiornamento per gli operatori sanitari, progetti di rierca nazionali ed europei sono solo alcuni dei servizi che la fondazione garantisce: in Campania sono attivi il servizio di igiene alla persona, il Nava ( Nucleo ascolto e Trasporto Volontari Ant) e il volontariato socioassistenziale. A livello nazionale ANT raccoglie in media circa 22 milioni di euro l’anno grazie ai privati, al 5 per mille e a lasciti, mentre solo il 15% proviene da convenzioni con l’Ssn (ndr. a livello nazionale).
La fondazione si è ritrovata, dunque, spesso e malvolentieri con l’acqua alla gola: finalmente, però, sembra che qualcosa si stia muovendo. Fa ben sperare, infatti, il dialogo riaperto negli ultimi mesi con la Regione Campania per l’indispensabile ripristino del contributo regionale spettante alla fondazione da ben sei anni. Solo voci, niente di confermato ma sembra che il governatore, neo-commissario alla sanità campana, abbia intenzione di mantenere l’antica parola data.
Annarita Caramico – Le Cronache