Villa Silvia verso la liquidazione

Il gruppo Di Giura ed il gruppo De Falco i ‘’fratelli coltelli’’ che iniziano i dispetti nel lontano 2014. Decisione del Tribunale che arriverà questa mattina e che definitivamente scriverà la parola fine alle beghe societarie.

Il gruppo Di Giura ed il gruppo De Falco i “fratelli coltelli” che iniziano nei dispetti nel lontano 2014, protagonisti di beghe societarie che ipotizzano la concreta perdita di circa 330 posti di lavoro tra dipendenti assunti a tempo indeterminato e consulenti, nonché la chiusura di tre centri medici di riabilitazione all’avanguardia.
La Silba S.p.a rischia di scomparire dal registro delle imprese. Tutto da decidere questa mattina.

Quanto accaduto nei giorni precedenti con l’occupazione del Centro Medico di Riabilitazione “Villa Silvia” di Roccapiemonte da parte dei dipendenti che hanno visto recapitato in busta paga solo la metà del dovuto per l’attività lavorativa prestata nel mese di dicembre 2016, ha radici nel lontano 2014 in sede di approvazione del bilancio societario. Bisogna compiere un ulteriore passo indietro nell’anno appena citato, nel mese di agosto, quando si insedia il Dottore Giovanni di Giura nella carica di unico amministratore della società che immediatamente procede al riassetto attraverso una spanding review concordata insieme a tutti i dipendenti ed alla presenza delle sigle sindacali CGIL, CISL e UIL.

In sintesi si recuperarono oltre cinque milioni di euro e di rifornire linfa vitale agli operatori sanitari che da cinque mesi non si vedevano accreditato lo stipendio ed ai fornitori non pagati. Tutto sembrava risolto con il pagamento delle mensilità arretrate e la ripresa dei pagamenti verso i fornitori, ma già nel dicembre di quell’anno gli altri titolari della società divisa a metà, ovvero la cordata facente capo al gruppo De Falco mosse ostilità in sede di approvazione del bilancio. Approvazione di bilancio ulteriormente drammatica quella dell’anno successivo, dove sempre gli stessi De Falco, stando ai verbali sindacali affissi presso le bacheche delle strutture, rifiutano per oltre due anni di approvare il documento che viene definitivamente approvato il 16 gennaio 2017, dopo gli accorati appelli del Sindaco di Roccapiemonte, dove la Silba Spa è titolare di due strutture, all’oculatezza nelle scelte societarie, e dopo l’appello ripetuto per cinque volte dai sindacati CISL e UIL ai quali mai è giunta risposta del gruppo o dei legali del gruppo De Falco, che fanno crollare sulla testa dei dipendenti la tegola della richiesta di messa in liquidazione della società depositata presso il Tribunale delle Imprese di Napoli, paventando come “giusta causa” il fatto che la società nell’arco di un anno non ha mai convocato un consiglio di amministrazione, cosa smentita dai sindacati visto gli appelli al dialogo rifiutati, ma che ai sensi del Codice Civile è possibile causa di liquidazione societaria.

Una richiesta di messa in liquidazione che mina drasticamente il sistema economico delle tre strutture poiché sopravvivono attraverso il metodo della cessione delle fatture e dei capitali, ovviamente non più erogati dagli istituti di credito. Il Tribunale delle Imprese dunque già lo scorso lunedì avrebbe dovuto esprimersi in sentenza ma il giudice incaricato decide di prolungare i tempi di attesa per permettere ai soci un accordo di altre ventiquattro ore, lasciando con il fiato sospeso i dipendenti che solo questa mattina riceveranno notizia del loro futuro. La decisione in merito non solo però riguarda gli operatori in lotta per la non perdita del posto di lavoro, ma riguarda anche i quattrocento ospiti delle strutture che verrebbero, in caso di liquidazione, trasferiti in altri centri con conseguente aumento delle difficoltà psichiche sofferte visto gli ipotetici shock da abbandono che potrebbero verificarsi alla luce del fatto che molti dei degenti sin da bambini hanno avuto ospitalità dalle strutture visto le disabilità prematuramente sofferte. Impensabile che l’irresponsabilità dei comportamenti della frangia De Falco nella gestione e nell’aggrapparsi ad un cavillo di un tomo impolverato della giurisprudenza possa causare veri e propri disastri, anche sociali, data la massiccia presenza degli operatori delle strutture nel tessuto cittadino del Comune di Roccapiemonte e della Città di Cava de’ Tirreni.

In ultimo l’unica sana speranza è quella dello stringersi intorno, da parte di dipendenti e sindacati, ad una giusta decisione del Tribunale che arriverà nelle ore di questa mattina e che definitivamente verrebbe a scrivere la parola fine a beghe societarie che assomigliano più a capricci di infanti.

Adriano Rescigno – Le Cronache
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