«Niente più chiacchiere e promesse. Il paese sta morendo d’inedia». L’ex assessore provinciale si candida a sindaco per invertire la rotta degli ultimi 20anni.
CASTEL SAN GIORGIO. E’ partita in sordina, ma con una convinzione forte: “Dare il segno concreto di un cambiamento. Un cambiamento di metodi che rilanci Castel San Giorgio e gli permetta di recuperare il tempo perduto”.
Pina Esposito non le manda a dire cosciente che il paese è ad una svolta decisiva. “Castel San Giorgio non può più permettersi di perdere tempo con un Puc che deve contemperare le esigenze di svariati interessi. Non può più essere colonia passiva di decisioni assunte altrove. Non merita una classe politica che per venti anni ha giocato a litigare di giorno e a mangiare insieme di notte, come i famosi ladri di Pisa, pretendendo fedeltà assoluta e poi giocarsi quella fedeltà sul tavole delle proprie alleanze”.
Ma lei che propone?
“Basterebbe già il dire no a tutto questo per dare il segno di un cambiamento. Ma il mio progetto è chiaramente più articolato. Ristabilire un normale contatto con la gente comune, ascoltare le sue difficoltà, approntare una lista civica che non tenga conto dei partiti ma delle idee di ciascuno per lo sviluppo del paese. Invertire il metodo per cambiare il sistema operativo e gestire un paese che per posizione geografica e posizione strategica avrebbe dovuto essere un gioiello dell’intero Agro nocerino, ed invece è diventato negli ultimi quindici anni il fanalino di coda”.
Si è ancora in tempo secondo lei?
“Certo. A patto che coloro che hanno fatto il loro tempo decidano che è giunta l’ora di passare la mano. Non è un fatto anagrafico e neanche di esperienza. Lo dico con umiltà. C’è bisogno di spirito di servizio, bisogna smetterla di pensare come si è fatto fino ad adesso che c’è chi comanda e gli altri devono eseguire. Queste cose andavano bene nel Medioevo. Come pure bisogna porre un freno ad una politica fatta di pettegolezzi, di dicerie, di fango gettato sull’avversario. Con l’avversario ci si confronta e si dialoga, non lo si demonizza né lo si distrugge con le dicerie. Mi rendo conto che chi per decenni ha vissuto di queste cose non potrà cambiare e allora sarà spazzato via dai tempi che cambiano, dai giovani che vogliono un paese a loro misura, dalla voglia di libertà e di confronto che sale prepotente dal basso”.
Sembra una pasionaria, se ne rende conto?
“Ci vuole tanta passione per cambiare le cose in questo paese. Per anni si è pensato al Puc ma non ai marciapiedi per i disabili, si è pensato agli abusivismi invece che a rispettare l’ambiente, si è pensato ai semafori davanti le proprie case invece che all’illuminazione pubblica
dove non c’era. Come vede, sono cose piccole, ma sono il segno di qualcuno che pensa ai cittadini invece che a se stesso. I cittadini vogliono tornare al centro della vita amministrativa, ma sanno che chi per anni e anni si è disinteressato a loro, non potrà che fare promesse da pinocchio”.
Gianfranco Pecoraro – Le Cronache