Due mesi, da isola a bomba ecologica Cittadini “sversati” dalla burocrazia

CASTEL SAN GIORGIO. Sono oramai più di due mesi che l’area ecologica di Castel San Giorgio è chiusa ai cittadini. Dopo un blitz dei reparti speciali dei carabinieri che riscontrarono serie anomalie ambientali nell’area tra la stazione ferroviaria e il cimitero, il provvedimento preso è stata la chiusura “sine die” preoccupandosi poco, quasi nulla, di dove i cittadini avrebbero dovuto sversare rifiuti ingombranti, materiale elettronico o altro.
Certo, il comune è commissariato, i commissari prefettizi si sa, è opinione generale, formati ad immagine e somiglianza della burocrazia, non possono certo brillare per rapidità di decisione o decidere sulla base delle esigenze dei cittadini, ma a Castel San Giorgio ci si sarebbe aspettati che la medesima velocità con cui era stata predisposta la messa in sicurezza della collina di Santa Croce o del ponte sulla ferrovia tra Roccapiemonte e Castel San Giorgio, avesse poi riguardato anche la gestione dei rifiuti e in special modo quelli dell’isola ecologica.
Ed invece niente. Tutto tace.

Per quanto tempo ancora i cittadini di Castel San Giorgio dovranno detenere nelle proprie case i materiali da smaltire? E quanto tempo occorrerà ancora per organizzare una nuova isola ecologica? Certo è più facile rimettere in sicurezza una collina o un ponte invece che sistemare a norma di legge una decina di scarrabili, ma Castel San Giorgio è il paese dei misteri e come tale ai cittadini non resta che attendere un miracolo… o andare a sversare altrove con tutti i rischi che ciò comporta.
Desta ancor più sorpresa che non si sia ancora provveduto a far effettuare i dovuti carotaggi ordinati dall’Arpac nell’area di una discarica privata in cui si sospetta ci siano materiali altamente inquinanti e cancerogeni. Insomma una vera e propria bomba ecologica che può provocare neoplasie e rispetto alla quale, non si capisce perché, tutti sembrano chiudere gli occhi.

Esattamente come li chiuse l’ex sindaco Sammartino che non spendendo i circa 170mila euro di un finanziamento regionale per mettere a norma l’isola ecologica, ha di fatto rimandato indietro quei soldi e creato la situazione attuale. Certo, aver trasportato per tanto tempo la verifica di cosa ci sia sotto i terreni di quella discarica, quando lo si saprà, non ammetterà alcuna scusante, né al cospetto della gente, né al cospetto della Procura della Repubblica e né al cospetto della propria coscienza.

Gianfranco Pecoraro – Le Cronache
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